Protesto Tor Di Quinto ⭐ Tornare al credito si può e si deve con la riabilitazione, ossia la cancellazione protesti!

Protesto Tor Di Quinto

Una procedura da far venire i capelli bianchi, è quello che capita quando si diventa cattivi pagatori con la dicitura del “Protesto Tor Di Quinto”.

Un cattivo pagatore con Protesto Tor Di Quinto, in base al tipo di debito contratto, all’errato uso di crediti o titoli creditizi messi a disposizione da parte delle banche e da altri enti finanziari, arriva ad avere una classificazione di gravità che li porta poi ad essere radiati dai programmi interni bancari.

Nei liberi professionisti c’è perfino la revoca della licenza per esercitare la professione oppure una radiazione dall’albo. Quindi il Protesto Tor Di Quinto non è certo uno scherzo.

Per i privati poi ci sono moltissime situazioni che arrivano ad avere delle espropriazioni oppure pignoramenti e che andranno poi ad essere l’unico metodo per il saldo del debito finale che deve essere eseguito in modo da tutelare definitivamente il creditore che ha subito il danno.

Ecco che quindi la situazione diventa poi complessa da gestire se non si interviene con dei professionisti.

Cambiale: dopo quanto tempo si viene protestati?

Il Protesto Tor Di Quinto avviene quando si parla di titoli di credito, come accennato prima, che non sono stati saldati. La cambiale è un titolo di credito che viene utilizzata quando non ci sono dei problemi di saldo immediato. Infatti è molto usata dalle aziende che hanno la necessità di acquistare delle merci o materie prime per continuare la loro produzione. In questo frangente ci si ritrova puntualmente ad avere bisogno di un acquisto in grandi quantità, ma che andrebbe ad assottigliare enormemente il guadagno percepito poiché ci saranno poi delle spese impreviste.

Ciò non vuol dire che è lecito fare delle cambiali in previsione di eventuali vendite e ricavi dei prodotti che saranno venduti. Molte aziende si ritrovano a fare questa scelta. Naturalmente tutti abbiamo degli storici che mettono in evidenza quali possono essere i ricavi dalla vendita dei prodotti finiti. Quindi il discorso è logico, molto semplice. Se oggi ho bisogno di materie prime, ma non ho il denaro per riuscire ad acquistarlo, emetto una cambiale che ha una lunga data di decorrenza. Il tempo per riuscire a recuperare il denaro che sarà poi utile a saldare il debito contratto.

Tuttavia, proprio nel 2020, con l’arrivo della pandemia e il blocco dell’economia mondiale, tante fabbriche e aziende, che erano in uno stato di guadagni e ricavi minimi, si sono ritrovati in passivo. Questo ha dunque portato ad avere il problema di non poter saldare poi i debiti contratti con la cambiale.

Ecco che quindi sono scattate le denunce per i protesti con il risultato di avere una grande quantità di soggetti bloccati nel loro lavoro. Purtroppo il Protesto Tor Di Quinto porta ad avere tantissime situazioni di problemi economici.

Le aziende che hanno bisogno di prestiti, avendo a che fare con un Protesto Tor Di Quinto, non possono richiederli o meglio li possono richiedere, ma sicuramente essi vengono poi bloccati totalmente. Non si ha la possibilità di avere eventuali “crediti” o agevolazioni dallo Stato.

Quest’ultimo spesso elargisce dei crediti o prestiti alle aziende in difficoltà, ma con solo quando le aziende hanno delle situazioni legali che sono limpide ed essere protestati non è certo una “credenziale” utile a mostrarsi buoni pagatori, anzi tutto il contrario.

La cambiale ha un lasso di tempo, per il saldo, di 12 mesi. In questo tempo, nonostante si stata eseguita la segnalazione per la procedura di protesti, comunque si devono attendere 12 mesi. Per esempio vi è stata fatta una cambiale a 6 mesi. Alla data di scadenza essa non è stata coperta. Il soggetto può richiedere il pagamento direttamente al soggetto che gli deve del denaro, in concomitanza potrà fare la denuncia per farlo protestare. Tuttavia la denuncia non scatterà prima di altri 6 mesi, vale a dire quando si raggiungono i 12 mesi.

Naturalmente ci sono altre vie per riscuotere il dovuto, come ad esempio avviare una casa o richiede un decreto ingiuntivo. Quando la somma è molto alta, parlando di acquisti di materie prime per delle fabbriche, è normale che ci sia questo iter che viene seguito. Solo che rimane la possibilità di pagare sempre entro 12 mesi, in seguito si viene protestati in meno di 15 giorni.

Assegno: dopo quando tempo si viene protestati?

L’assegno funziona in modo diverso della cambiale. Il soggetto che non ha onorato il saldo del debito, allora può venire protestato in 30 giorni. Infatti qui la procedura viene velocizzata poiché ci sono seri rischi di immissione, da parte di prestanomi o di altri soggetti nullatenenti, cospicue di somme che poi sono a danno del creditore.

Ricordiamo che però l’assegno ha un tempo di rimborso. Dopo che sono trascorsi 6 mesi dalla data di emissione, dove il debitore non ha deciso di incassarlo, per motivi suoi, nonostante lo vada a riscuotere ed esso si presenti scoperto, allora non è più protestabile. In poche parole esso diventa un titolo di credito non più esecutivo.

Ovviamente il creditore potrà richiedere nuovamente la somma al debitore, ma nonostante possa fare delle denunce o cause per eventuali recuperi del credito, alla fine il debitore non è più sottoposto ad un pignoramento. In questo caso il debitore deve intervenire in modo diverso, ma purtroppo dobbiamo sottolineare che, alle volte, le cause arrivano a superare i 5 anni e questo fa prescrivere il reato e proprio perché non c’è più la possibilità di pignoramento, diventa difficile riscuotere il dovuto.

Ecco come mai c’è spesso una immediata denuncia per mancanza di riscossione, senza aspettare 6 mesi di tempo.

L’iter da seguire, per fare dei protesti è quello di verificare il saldo, cioè se è possibile riscuotere l’assegno. A questo punto si hanno 3 mesi per denunciare l’accaduto agli enti competenti. Non si deve andare alla polizia, ma presso un ufficio giudiziario o notaio. Da qui parte la denuncia e l’allertamento di un soggetto inadempiente alla riscossione dei crediti.

L’allerta alla camera di commercio della propria provincia avviene in tempi da record, dopo 15 giorni si finisce sul registro della gazzetta ufficiale protesti. Dunque tutti possono poi sapere quale sia la propria situazione.

C’è perfino l’iscrizione alla CAI, cioè si ha una revoca di tutto quello che riguarda i servizi bancari, come l’uso delle carte di credito, non si ha diritto ad emettere ulteriori assegni e si perde la possibilità di avere dei finanziamenti o prestiti. Si viene quindi etichettati come “cattivi pagatori”.

Cosa si rischia quando si viene protestati?

Spulciando alcune risposte e perfino degli articoli che parlano dei protesti, abbiamo notato che spesso essi sono scritti da soggetti non informati sui fatti o che non sono esperti nelle pratiche legali. Praticamente si parla per sentito dire e questo confonde, in modo errato proprio gli utenti che sono alla disperata ricerca di notizie perché stanno attraversando un serio problema con un’azione legale. Purtroppo dobbiamo dire che è normale che una persona in difficoltà vada a fidarsi di quello che gli sembra meno aggressivo, ma la realtà è diversa perché poi ci si ritrova ad avere diverse conseguenze che per durano per gli anni.

Cos’è la prima cosa che si legge? Che il Protesto Tor Di Quinto decade entro 5 anni! Una realtà vera a metà. Non è che dopo 5 anni, non avendo pagato dei debiti, continuante a non pagarli e tutto passa perché non è assolutamente vero.

Dopo 5 anni decade la dichiarazione di soggetto protestato, ma se non avete pagato i debiti essa rimane come storico all’interno del circuito CRIF e CAI. Questo vuol dire che si viene dichiarati come cattivi pagatori che hanno anche un debito da dover saldare. Dunque dimenticatevi di avere finanziamenti, prestiti, fideiussioni o agevolazioni, non potrete nemmeno avere carte di credito e nuovi libretti per assegni. Tutto questo finché non andrete a saldare il debito.

Inoltre, prima dei 5 anni, saranno iniziate o arrivate a compimento perfino le pratiche per i pignoramenti o sequestro con esproprio di beni da porre in vendita. Perfino se trovate un altro lavoro, con una busta paga con erogazione a bonifico, vi verrà sequestrato almeno un quinto per saldare il debito.

Inoltre, se riuscite a pagare questo tipo di debito, oltre i 5 anni, rimarrete come cattivi pagatori negli storici delle banche per 10 anni. Dunque è bene per un soggetto o per un’azienda e società di saldare il tutto entro il tempo stabilito.

Se riuscite a fare la cancellazione del debito entro i 5 anni, al termine di essi la vostra “fedina economica” tornerà pulita e questo vuol dire che non avrete alcun problema con eventuale richiesta di servizi bancari o con le compagnie finanziarie.

Oggi come oggi poi ci sono delle nuove leggi che consentono di avere una decadenza dei tempi di prescrizione, tanto che alla fine si rischia di arrivare addirittura alla pensione con un sequestro del quinto. Ovviamente la situazione deve essere assolutamente risolta il prima possibile.

Aspettare i tempi della cancellazione, pro e contro

Come detto ci sono tante persone che aspettano addirittura 5 anni per arrivare poi alla cancellazione dei protesti, con tutte le conseguenze che ne derivano. C’è da dire che però si confonde il termine “cattivo pagatore” con “protestato”, come mai? Perché in realtà il protestato è effettivamente un cattivo pagatore, ma avendo lui commesso un reato di mancanza di pagamento con un titolo di credito, dunque per lui si profila la possibilità di un reato o denuncia per truffa.

Mentre il cattivo pagatore indica un soggetto che magari non ha pagato delle rate di un finanziamento e che non ha emesso titolo di credito, ma che non ha pagato una somma messa in accordo con l’ente erogatore. Entrambi sono dei reati, ma con una differenza di somma che si gestisce.

Per sintetizzare: essere contrassegnato come protestato è molto più grave del cattivo pagatore. Proprio per la gravità è normale che dopo trascorsi 5 anni, si deve procedere alla richiesta di cancellazione del Protesto Tor Di Quinto con una pratica che viene inoltrata direttamente all’ufficio della camera di commercio della propria provincia poiché essa non viene eliminata in automatico.

Dunque alla fine è sempre il soggetto che ha la condanna che si deve occupare di mettere in regola e chiarire la propria posizione.

Come fare per avere una riabilitazione del proprio nome e cancellazione dei protesti?

Il Protesto Tor Di Quinto in corso, per una società o un’azienda, è una condanna! Intanto essendo una conferma pubblica, cioè dove tutti vengono a sapere della situazione economica dell’interessato, si inizia a perdere fiducia da parte di fornitori, clienti, debitori e dalle banche o altri enti finanziari. In poche parole, ovunque ci si volti per avere un aiuto economico, non lo si riceve.

Inoltre potrebbero iniziare perfino le richieste dei crediti e debiti da parte di altri fornitori che, dopo tale notizia insistono per avere un pagamento immediato. Si innesca quindi una reazione a catena che porta le aziende alla banca rotta o al fallimento.

Inoltre, se si ha bisogno di un prestito oppure si vuole avere un’agevolazione, messa a disposizione dallo Stato, ecco che essa non viene presa in considerazione poiché siete soggetti che hanno dei debiti insoluti. Praticamente non si può partecipare nemmeno alle gare di appalto nel timore che ci siano dei problemi di acquisizione del denaro per il pagamento dei debiti, senza ricevere il servizio.

Si comprende da soli che le conseguenze sono realmente molto complesse da gestire ed è per questo che è consigliabile togliere tale dicitura il più presto possibile. Come fare? Ebbene è preferibile affidarsi a dei professionisti, come avvocati specializzati nel settore, che chiariscano la posizione che vi ha portato ad avere la denuncia e segnalazione. Inoltre si potrà procedere anche con azioni bonarie direttamente con il soggetto creditore. Il motivo per cui si deve agire per vie legali è che sarà necessario, in base alle procedure per eliminare i protesti, presentare delle documentazioni.

Per esempio arrivate a risarcire il creditore con dei pagamenti rateali mensili. Non basta però che venga detto che ci sarà questo accordo, esso deve venire confermato da un documento bonario e ci devono essere le tracciature della restituzione del debito. In seguito, terminato il pagamento, si esegue una procedura presso l’ufficio dei protesti dove sicuramente verranno chieste queste “carte” comprovanti.

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